Fede, cultura e impegno per la pace

«La fede è sempre vissuta in una cultura. La storia della religione mostra che una comunità di credenti procede per gradi di fedeltà piena a Dio, prendendo dalla cultura che incontra e plasmandola […].

Certi aspetti della globalizzazione e in particolare il mondo dell’internet hanno creato una vasta cultura virtuale il cui valore è tanto vario quanto le sue innumerevoli manifestazioni. Indubbiamente molto è stato realizzato per creare un senso di vicinanza e di unità all’interno dell’universale famiglia umana. Tuttavia, allo stesso tempo, l’uso illimitato di portali, attraverso i quali le persone hanno facile accesso a indiscriminate fonti di informazioni, può divenire facilmente uno strumento di crescente frammentazione: l’unità della conoscenza viene frantumata e le complesse abilità di critica, discernimento e discriminazione apprese dalle tradizioni accademiche ed etiche sono a volte aggirate o trascurate.

La domanda che poi sorge naturalmente è quale contributo porti la religione alle culture del mondo che contrasti la ricaduta di una così rapida globalizzazione. Mentre molti sono pronti a indicare le differenze tra le religioni facilmente rilevabili, come credenti o persone religiose noi siamo posti di fronte alla sfida di proclamare con chiarezza ciò che noi abbiamo in comune».

Ci sembrano importanti queste parole di Benedetto XVI pronunciate l’11 maggio 2009 a Gerusalemme, in occasione dell’incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso. Dialogando con i diversi leader delle religioni monoteiste, il papa si è soffermato sul rapporto dinamico e attivo esistente tra le religioni e le culture, come anche tra verità e diversità. L’unità è possibile raggiungerla, secondo il papa, pur nella differenza delle fedi e delle culture: perché non è sinonimo di uniformità, ma di condivisione di valori comuni.

Certo, le differenze che analizziamo nel dialogo interreligioso possono a volte apparire come barriere, tuttavia esse «non esigono di oscurare il senso comune di timore riverenziale e di rispetto per l’universale, per l’assoluto e per la verità che spinge le persone religiose ad avviare innanzitutto dialoghi l’una con l’altra». È la condivisa convinzione che queste realtà trascendenti hanno la loro fonte nell’Onnipotente e ne portano tracce: è questa convinzione che i credenti mettono in evidenza gli uni di fronte agli altri, come anche di fronte alle nostre organizzazioni, alla nostra società e al nostro mondo. Le differenze religiose e culturali non devono essere mal rappresentate come un’inevitabile sorgente di frizione o di tensione nella società. Al contrario, esse offrono una splendida opportunità per persone di diverse religioni di vivere insieme in profondo rispetto, stima e apprezzamento, incoraggiandosi reciprocamente nelle vie di Dio.

Nel suo profetico discorso, Benedetto XVI aggiunge: «La fede religiosa presuppone la verità. Colui che crede è colui che cerca la verità e vive in base ad essa. Benché il mezzo attraverso il quale noi comprendiamo la scoperta e la comunicazione della verità differisca in parte da religione a religione, non dobbiamo essere scoraggiati nei nostri sforzi di rendere testimonianza al potere della verità. Insieme possiamo proclamare che Dio esiste e che può essere conosciuto, che la terra è sua creazione, che noi siamo sue creature e che egli chiama ogni uomo e donna a uno stile di vita che rispetti il suo disegno per il mondo».

Il nostro vissuto di fede deve influire sulla società civile, soprattutto per quanto riguarda i temi della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Sono, questi, ambiti molto importanti per i quali impegnarsi – nei prossimi anni – al Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture.

Segnaliamo, in proposito, tre iniziative di un certo rilievo:

1. il 3 settembre 2009, a Scala (Sa), è stata celebrata la giornata di preghiera per la pace con i diversi rappresentanti delle religioni mondiali, sul modello dello Spirito di Assisi;

2. in diverse scuole della Campania, il Centro Studi realizzerà, nel prossimo anno scolastico, il progetto Frate focu – Sora acqua, per educare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente e ai beni della Terra;

3. dal 15 al 18 aprile 2010 si svolgerà, a Napoli, il Convegno La pietà popolare: percorsi di fede e di inculturazione (l’incontro è organizzato dal Centro Studi con la partecipazione del Pontificio Consiglio della Cultura). Circa i problemi dell’ambiente e la salvaguardia del creato, il papa interverrà con il prossimo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2010, il cui il titolo è così anticipato: «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato».

Il tema intende sollecitare una presa di coscienza dello stretto legame che esiste nel nostro mondo globalizzato e interconnesso tra salvaguardia del creato e coltivazione del bene della pace. Tale stretto e intimo legame è, infatti, sempre più messo in discussione dai numerosi problemi che riguardano l’ambiente naturale dell’uomo, come l’uso delle risorse, i cambiamenti climatici, l’applicazione e l’uso della biotecnologie, la crescita demografica. Se la famiglia umana non saprà far fronte a queste nuove sfide con un rinnovato senso della giustizia ed equità sociali e della solidarietà internazionale si corre il rischio di seminare violenza tra i popoli e tra le generazioni presenti e quelle future.

Seguendo le preziose indicazioni contenute ai numeri 48-51 della Lettera enciclica Caritas in veritate, il messaggio di papa Benedetto XVI sottolineerà l’urgenza che la tutela dell’ambiente deve costituire una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti, impedendo che si possa fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri come si vuole.

È una responsabilità che deve maturare in base alla globalità della presente crisi ecologica e alla conseguente necessità di affrontarla globalmente, in quanto tutti gli esseri dipendono gli uni dagli altri nell’ordine universale stabilito dal Creatore. Per coltivare il bene della pace si deve favorire, infatti, una rinnovata consapevolezza dell’interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra.

Tale consapevolezza concorrerà ad eliminare diverse cause di disastri ecologici e garantirà una tempestiva capacità di risposta quando tali disastri colpiscono popoli e territori. La questione ecologica – per il Santo Padre – non deve essere affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila: essa deve tradursi, soprattutto, in una forte motivazione per coltivare la pace. Un’attenzione particolare sarà riservata ai diritti dell’infanzia con l’attivazione di un seminario di studi patrocinato dal Pontificio Consiglio della Famiglia.

Da non dimenticare, poi, per l’impegno specificamente cristiano, la pratica della lectio divina che si terrà nei tempi liturgici forti: a Maddaloni, nella Chiesa di San Francesco, e a Napoli presso il convento San Lorenzo Maggiore.

4 ottobre 2009

Solennità di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.

Il Direttore

Prof. Edoardo Scognamiglio, Ofm Conv.

Ministro Provinciale di Napoli

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