‘ANTIGIUDAISMO E MARTIRIO’

Storia dell’ebraismo 4. Medioevo ed età moderna

 Durante il Medioevo le crociate comportarono gravi conseguenze per gli ebrei residenti in Europa centrale, detti askenaziti. Le crociate, originate da vari fattori, religiosi, culturali, sociali, economici, entrarono nell’immaginario popolare, e causarono indicibili violenze antigiudaiche.
La prima crociata venne indetta da Urbano II nel 1095 e venne denominata la crociata popolare, predicata soprattutto da Pietro l’Eremita: “Fu appunto quest’ultima a scatenare moti antigiudaici di inaudita violenza, giustificandoli con l’affermazione che bisognava abbattere gli infedeli prossimi prima di mettersi in marcia per sconfiggere quelli lontani” (Piero Stefani, Introduzione all’ebraismo, 43). Le stragi degli ebrei ebbero inizio a Rouen e accompagnarono gli spostamenti dei crociati lungo tutta la Francia settentrionale, la Renania; vennero del tutto distrutte floride comunità ebraiche, non dai cristiani loro vicini, bensì da quelli provenienti da lontano. Le autorità ecclesiastiche locali invano cercarono di salvaguardare la vita degli ebrei. “Da parte ebraica in quei frangenti si compì la scelta, destinata a diventare tipica soprattutto della componente askenazita, di rispondere con l’accettazione della morte e persino ricorrendo a suicidi collettivi alla minaccia di subire un battesimo forzato” (P. Stefani, 43). Si originò così la spiritualità del martirio, Qiddush ha-Shem (Santificazione del Nome), ispirata al sacrificio di Isacco. Quando le truppe crociate entrarono a Gerusalemme nel 1099 misero in atto una vera e propria strage dell’inerme popolazione ebraica ivi residente.
Con la seconda crociata (1146-1147) ci furono moti antigiudaici meno gravi dei precedenti. Con la terza crociata (1189- 1192) le violenze antiebraiche interessarono il regno d’Inghilterra, area fino ad allora relativamente tranquilla. Nei secoli successivi le violenze antiebraiche si estesero nella Francia centrale e meridionale, soprattutto ad opera del movimento millenaristico-popolare, detto dei ‘pastorelli’.
Le comunità ebraiche nell’Europa centro-occidentale, che avevano dato un grande contributo allo sviluppo culturale dell’area, si trovarono a vivere in una condizione di grande precarietà. Da tali comunità provenivano eminenti Maestri. A Rabbì Ghershom di Magonza, definito ‘luce dell’esilio’ (960-1040) si devono le disposizioni vincolanti per tutto l’ebraismo europeo: proibizione della poligamia e l’obbligo del consenso della donna per l’ottenimento del divorzio. La figura di maggiore prestigio fu certamente Rabbì Shelomoh ben Izchaq di Toyes (1040-1105), noto con l’abbreviazione di Rashi, il più grande commentatore ebraico di tutti i tempi.
L’odio delle crociate portò alla nascita di  uno dei più tenaci stereotipi antigiudaici: veniva loro attribuita la presunta uccisione dei cristiani a scopo religioso. Siffatta accusa in effetti risale già al I secolo d.C. (Apione, retore greco di Alessandria d’Egitto). Nelle cronache medievali l’assurda accusa veniva presentata come una parodia della crocifissione o come preludio all’estrazione del sangue necessario per delle pratiche magiche. L’antisemitismo moderno è arrivato poi alla grottesca affermazione che il pane azzimo pasquale viene preparato con il sangue.
Nel XV secolo si diffuse l’accusa basata sullo stereotipo della profanazione dell’ostia consacrata, ripresa anche dall’antisemitismo di epoca più recente. Le autorità ecclesiastiche dichiararono infondata tale calunnia, ma nonostante ciò, non si riuscì a bloccarne la diffusione. Innocenzo IV nel 1247 inviò a tutti i vescovi francesi e tedeschi una bolla in cui si proclamava l’insostenibilità di siffatta accusa. Due secoli dopo, con il caso di Simonino da Trento (1475), l’atteggiamento della gerarchia ecclesiastica fu più incerto, e il culto locale del santo martire, con l’accusa del sangue rivolta agli ebrei, arrivò fino al Concilio Vaticano II. Un caso analogo, che ebbe grande risonanza internazionale, si verificò a Damasco nel 1840.
Il diritto canonico medievale prevedeva per gli ebrei lo stato di perpetua servitù (concilio Laterano IV del 1215). I cristiani dovevano distinguersi dai cristiani nel loro abbigliamento, portando una rotella sul vestito oppure un cappello di foggia particolare (la stella gialla a sei punte è stata opera esclusiva dei nazisti). Gli ebrei osteggiarono una tale pratica discriminatoria, per cui venne fatta cadere.
Elie Wiesel, Rashi, La Giuntina
 “Riecheggiando il Talmud, Rashi celebra nei suoi commenti le virtù della pace, un ideale ebraico e umano che riguarda sia l’individuo che la comunità, ebrei e non. Cos’è la pace? È l’amore e la compassione tra gli uomini. Rashi lo afferma in un commento talmudico. Il Diluvio universale fu il risultato delle contese che caratterizzarono la generazione di quel periodo, dice Rashi. E questo dimostra la grandezza della pace.
Se le persone avessero aspirato alla pace si sarebbero salvate. Quando il popolo d’Israele è unito e in pace, dice Rashi, il nome di Dio è lodato nell’alto dei cieli. Rashi si spinge ben oltre, fino a citare una leggenda talmudica: grande è il valore della pace, perché anche se il popolo d’Israele arrivasse ad adorare gli idoli, fino a quando manterrà la pace al suo interno Satana si asterrà dall’intervenire.
In un responsum dice: Date valore alla pace… La pace vi aiuterà a salvarvi da chi vi sta perseguitando. Satana non regnerà più su di voi. I nostri Maestri lo hanno già affermato: grande è la pace, perché fu consegnata ai Giusti e non agli empi. Possa Colui il cui nome e benedizione è Pace compensarci con la pace”.
di Lucia Antinucci

 

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