Il discorso di Malala Yousafzai pronunciato all’Onu

“Stai in pace e ama tutti”

Il discorso di Malala Yousafzai pronunciato all’Onu

Ha commosso tutto il mondo la giovanissima pakistana Malala Yousafzai per il discorso pronunciato innanzi ai membri dell’Assemblea generale dell’Onu lo scorso 12 luglio. Malala è viva per miracolo: lo scorso ottobre i talebani tentarono di ucciderla sparandole alla testa. Quest’intrepida eroina, vestita di rosa, indossando uno scialle bianco appartenuto a Benazir Bhutto (l’ex premier pachistana assassinata nel 2007 che da sempre è stata la sua eroina), ha consegnato al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, una petizione per il diritto all’istruzione lanciata da lei stessa meno di un mese fa, e che ha raccolto ben 4 milioni di firme. «Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione». È questa la frase spot che più ha colpito il mondo innanzi alla grinta e alla semplicità di questa ragazza che, nonostante le violenze subite e le brutalità inflitte a tante altre donne pakistane, ha parlato di pace, di perdono, di libertà, di amore, facendo suo un altro detto: «Stai in pace e ama tutti». Nel cuore, Malala sente la compassione che ha «imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti».

Malala ha aperto il suo discorso invocando la pace che viene da Dio: La pace sia con voi. Ha poi ricordato che nel suo paese – e anche in altre nazioni islamiche – ci sono centinaia di attivisti per i diritti umani e operatori sociali che non solo parlano per i loro diritti, ma che lottano per raggiungere un obiettivo di pace, educazione e uguaglianza. Migliaia di persone sono state uccise dai terroristi e milioni sono stati feriti.

Malala si è presentata così: «Io sono solo uno di loro. Così eccomi qui, una ragazza come tante. Io non parlo per me stesso, ma per dare una voce a coloro che meritano di essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per i loro diritti. Per il loro diritto a vivere in pace. Per il loro diritto a essere trattati con dignità. Per il loro diritto alle pari opportunità. Per il loro diritto all’istruzione». Ha scosso le nostre coscienze quando, citando l’antico proverbio secondo cui “La penna è più potente della spada”, ha detto che «gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne» e, ancor di più, che «il potere dell’educazione li spaventa».

Dà molto a pensare la critica che l’eroina pakistana a rivolto agli stessi talebani che, facendo della religione una vera e propria ideologia, credono in un Dio che «sia un piccolo esseruccio, conservatore che punterebbe la pistola alla testa delle persone solo per il fatto che vanno a scuola. Questi terroristi sfruttano il nome dell’islam per i propri interessi. Il Pakistan è un Paese democratico, amante della pace. I Pashtun vogliono educazione per i loro figli e figlie. L’islam è una religione di pace, umanità e fratellanza […]. In molte parti del mondo, in particolare il Pakistan e l’Afghanistan, il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Siamo veramente stanchi di queste guerre».

 

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  1. james

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