«E il Verbo si fece carne  e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14a)

 

Natale, festa della nostra ri-nascita
 
Il Natale è la nascita del Figlio di Dio, Gesù, nella nostra storia. È il grande mistero di Dio che si fa carne e diventa fragile. Per sempre, il Signore sarà l’Emmanuele, il Dio-con-noi, un Dio-Uomo che è dalla nostra parte perché ha un corpo, ed è come noi! Per sempre, il nostro sarà un Dio di carne, capace di soffrire e di condividere i nostri sogni e le attese, le speranze, le paure e le gioie dell’umanità. Il Natale è la festa di un Dio vicino, scandalosamente umano, troppo umano, per essere vero!
A Natale avviene la nostra “ri-nascita” in Gesù, nella sua divino-umanità, nei suoi sentimenti. Infatti, guardando il bambino Gesù negli occhi, mirando il suo volto, contemplando la bellezza e la tenerezza dei suoi gesti, comprendiamo che Dio ci sorride e che non saremo soli, mai! Il Signore illumina con la sua tenera presenza tutto di noi stessi, delle nostre giornate, della vita che scorre, dei giorni che verranno, degli spazi che abiteremo, delle strade che ci troveremo davanti e delle persone che ci staranno di fronte, delle fatiche che affronteremo, delle sfide che ci attendono. Saremo sempre in sua compagnia, Luce che ha vinto le tenebre del mondo. La nostra “ri-nascita” avviene con lui, così come la sua è avvenuta “in” noi. Se Gesù, infatti, è il Verbo generato dal Padre sin dall’eternità, e nasce oggi nella storia, ossia viene a noi nel tempo, egli è in “qualche modo” “ri-nato”, ossia “creato” umanamente come noi e ri-nasce continuamente “in” noi.
Ri-nascere! Sì, è questo il senso del Natale. Ri-nascere dall’alto, e nuovamente (ànoten, cf. Gv 3,7), dal dono dello Spirito, da quel misterioso momento in cui il Verbo eterno è divenuto carne e si è fatto storia, creatura, solidale con tutti, debole con i deboli. Ri-nascere significa provare tenerezza e diventare umili, per rinunciare alla prepotenza, rispondendo sempre con il bene e amando senza paura e riserve, provando la stessa misericordia che Gesù sentì per la gente, quella compassione che manifestò per i suoi detrattori, per gli stessi peccatori, e finanche per i suoi nemici.
Ri-nascere, ma perché? Per essere felici, colmi di gioia, contenti, consolati, certi che la nostra vita è accompagnata dalla presenza di un Dio talmente onnipotente che si fa povero, umile.
Ri-nascere per sentirsi appagati, pieni dell’amore di un Dio che ci sta vicino silenziosamente e che sa morire e riprendersi la sua stessa vita e anche la nostra, garantendoci un meraviglioso futuro e un presente colmo di speranza, di fiducia.
Ri-nascere, per essere liberi dalle nostre frustrazioni, rinunciando a un’idea troppo alta di noi stessi e riscoprendo la gioia del cuore, quella che passa per le piccole cose, e che dura più di pochi attimi. Ri-nascere, aprendo la nostra intelligenza alla luce immensa della fede e adorare in Gesù Bambino il nostro Dio!
Ri-nascere, contemplando il volto di Gesù bambino, come fanno i fanciulli con gli occhi spalancati, trepidanti e colmi di stupore, sopraffatti dalla sua tenerezza; come i pastori che senza indugio, meravigliati di un Dio che ha compassione di noi, che geme ed è capace di piangere, vanno alla grotta; attoniti e umilmente avvinti, come i magi, da quella luce immensa che viene da Betlemme, dove Maria e Giuseppe custodivano il piccolo nato, colui che si sarebbe fatto per noi pane, cibo, dialogo, tenerezza, amore, perdono, misericordia.
Ri-nascere, per sempre, perché si può amare solo “per sempre”: il Natale continua in ogni nostro gesto di amore e di tenerezza, di generosità, ogniqualvolta i cuori si lasciano illuminare dalla misericordia di Dio, nel preciso istante in cui le mani diventano operose e riescono ad abbracciare ogni persona che ci sta accanto, e i piedi ci avviano per i sentieri della giustizia e della pace, del perdono, del dialogo e dell’amicizia fraterna.
Ri-nascere, per essere persone riconciliate, pacificate, che sanno essere come Gesù stesso, il principe della pace, strumento di amore e di misericordia. Ri-nascere, dunque, è l’altro nome del Natale, quello nostro e di Dio.
Ri-nascere per stare in famiglia, per costruire le fraternità, per non sentirci mai più soli, ma sempre in compagnia di un Dio che è amore infinito, compassionevole, vita che più non si spegne, fuoco che sempre arde d’amore, luce che illumina le notti più scure.
Ri-nascere, per cominciare a sperare, a sognare, a gioire, per salvare il nostro Pianeta, per sentirci dire e ripetere convinti che non siamo destinati alla morte, al nulla, ma alla vita nuova, nello Spirito, alla risurrezione della carne, alla trasformazione di questo mondo che non può andare perduto.
Ri-nascere, con il ritmo mesto e silenzioso dei germogli già spuntati ma invisibili ai nostri occhi, che solo il profumo della primavera sarà capace di farci “sentire e vedere”, perché nascosti tra le foglie avvizzite del mandorlo non ancora in fiore.
Ri-nascere, come fa un buon albero da frutto: nel lungo inverno, è ancora innevato e i suoi rami sembrano morti, ma il sole misteriosamente li riscalda e li ha già trasformati.
Ri-nascere, dunque, nonostante tutto il male del mondo. Ri-nascere, anche se le buone notizie tardano a venire, e ci si è chiusi ancora nel proprio dolore. Ri-nascere, pure se il dolore è ancora tanto e non sempre ci sentiamo amati. Ri-nascere, perché Dio fa fiorire i deserti più aridi del mondo con la sua Parola fatta carne e per ricordarci più spesso che egli è l’Onnipotente!
Ri-nascere, perché mai ci rassegniamo alla morte e siamo certi che il Padre, fonte della vita, in Gesù, suo Figlio – per la potente azione dello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita –, farà risorgere anche noi e così per sempre siederemo alla sua mensa, con tutti i santi, con le persone che ci hanno amato e che continuano a vivere in Cristo e ad avere memoria e vita in noi.
Si, il Natale è la festa della nostra ri-nascita!
di Edoardo Scognamiglio, Ofm Conv.
Direttore del Centro Studi Francescani
25 dicembre 2017
 

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